SAMURAI: STORIA DEI GUERRIERI GIAPPONESI

Samurai giapponesi

Samurai era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del Giappone feudale. Erano una casta colta che, oltre alle arti marziali, praticavano arti zen come l’arte del te e quella della scrittura.

La parola Samurai deriva da un verbo, saburau, che significa “servire” o “tenersi a lato”. Letteralmente significa quindi “servitore”.

STORIA ED EVOLUZIONE DEI SAMURAI

Le origini della casta dei Samurai sono piuttosto misteriose e non si hanno date precise. Secondo alcune testimonianze scritte, il termine samurai inizia a comparire intorno al XII secolo, periodo in cui anche la casta dell’aristocrazia guerriera vede la sua ascesa. 

Inizialmente erano semplici servi dell’impero giapponese con il compito di proteggere le terre a loro assegnate, ma presto acquisirono enormi poteri grazie alle loro ricchezze e possedimenti territoriali. Con il tempo, divenne una casta elitaria con titolo e prestigio tramandabile di generazione in generazione.

I Samurai erano legati tramite un giuramento di onore al loro Signore ed alla popolazione che dovevano proteggere. Questo patto di fedeltà assoluta veniva rispettato molto rigidamente, al punto di arrivare a sacrificare anche la propria vita in battaglia per proteggere la famiglia o la residenza del Signore. Il Samurai aveva anche il compito di salvaguardare l’immagine ed il prestigio del suo signore: qualora quest’ultimo subisse una qualsivoglia calunnia da parte di un nemico, spettava a lui andare a reclamare vendetta in duello.

Verso il tardo XIX secolo, la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale.

ARMI E ARMATURA

I Samurai ritenevano che non esistessero armi disonorevoli, ma solo armi efficienti oppure inefficienti. L’unica eccezione furono le armi da fuoco, fortemente scoraggiate.

L’arma principale era la Katana che, insieme al wakizashi, costituivano il Daisho. (Se vuoi approfondire la storia della Katana, leggi questo articolo).

Un’altra arma spesso utilizzata era l’arco, in grado di lanciare proiettili tra i 100 e i 200 metri di distanza. Veniva impiegato sia a piedi che a cavallo.

L’armatura aveva una struttura lamellata di ferro, congiunta da lacci di cuoio. Ciò permetteva una protezione più concentrata nei punti vitali del corpo ed una leggerezza generale molto più vantaggiosa.

Un altro tratto caratteristico dei Samurai erano i loro capelli. La capigliatura tipica era denominata chonmage e si caratterizzava per un taglio che rasava interamente la parte superiore della testa e raccoglieva i capelli lunghi a formare una piccola coda di cavallo. Quest’ultima andava poi ripiegata sulla sommità della testa ed andava a creare il caratteristico ciuffo. Originariamente era un metodo utilizzato per mantenere stabile l’elmo in battaglia, divenendo in seguito uno status symbol nella società giapponese.

HARAKIRI, MORIRE CON ONORE

Seppuku è un termine giapponese che indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. In Occidente viene usata più spesso la parola harakiri.

La traduzione letterale del termine è “taglio dello stomaco”. Veniva eseguito secondo un rituale rigidamente codificato, ed era un metodo di espiazione di una colpa commessa o un mezzo per sfuggire a una morte disonorevole per mano dei nemici. 

Inizialmente era praticato volontariamente, successivamente divenne una condanna a morte che non comportava disonore. Infatti il condannato, vista la sua posizione nella casta militare, non veniva giustiziato ma invitato o costretto a togliersi da solo la vita praticandosi con un pugnale una ferita profonda all’addome di una gravità tale da provocarne la morte.

BUSHIDO, CODICE D’ONORE DEI SAMURAI

I samurai seguivano un preciso codice d’onore, chiamato bushidō (“via del guerriero”).

Secondo questo codice, questi guerrieri dovevano essere esperti in molte arti, non solo in quella della spada. Questa duplice visione dei compiti del samurai si affermò grandemente, fino a diventare egemonica: Hojo Nagauji, uno dei più importanti samurai della sua epoca, scrisse nei Ventuno precetti del samurai: “La via del guerriero deve sempre essere sia culturale, sia marziale”.

I principi del Bushido sono sette:

  1. Onestà e Giustizia, Sii scrupolosamente onesto nel rapporto con gli altri, credi nella giustizia che non viene mai dalle altre persone se non prima che da te stesso. 
  2. Eroico Coraggio, Elevati al di sopra di coloro che hanno paura di agire e si nascondono nel guscio del non vivere. 
  3. Compassione, L’addestramento rende un samurai forte. Il samurai deve anche acquisire un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Deve perciò possedere compassione e non perdere mai l’occasione per essere d’aiuto agli altri e se non ne ha l’occasione, il samurai fa di tutto per trovarne una.
  4. Gentile Cortesia, non ci sono motivi per essere crudeli e non si deve dimostrare la propria forza. Un samurai non si rispetta per la sua forza in battaglia ma per la sua gentilezza con gli altri.
  5. Completa Sincerità, Il samurai non ha bisogno di “dare parola” nè di “promettere”. Parlare e agire sono per lui ugual cosa.
  6. Onore, Vi è solo un giudice dell’onore per un samurai: sè stesso. Ogni azione o decisione è una conseguenza, un riflesso di ciò che in realtà si è. Ci si può nascondere da tutti ma non da sè stessi.
  7. Dovere e Lealtà, Il samurai è leale verso coloro che protegge e difende e resta loro sempre fedele.

SAKURA

Il sakura (o ciliegio) venne anticamente adottato dai samurai come emblema della loro classe guerriera di appartenenza. Questo albero rappresenta la bellezza e la caducità della vita: nella fioritura mostra uno splendido spettacolo, nel quale il samurai rispecchia la grandiosità della sua figura di grande guerriero, ma basta un temporale perchè tutti i fiori cadano a terra, esattamente come un guerriero in battaglia.

Un antico verso dice: tra i fiori, il ciliegio, tra gli uomini, il guerriero!