KATANA: LA SPADA DEI SAMURAI

Katana

La Katana è una spada con lama leggermente curva e dal taglio singolo, lunga 60-70 centimetri.

STORIA ED EVOLUZIONE

La katana deriva dalla spada Tachi, un’antica arma giapponese con una lama molto più lunga e dalla curvatura più pronunciata. Questa evoluzione è nata dalla necessità di avere una lama agile e versatile, utilizzabile anche in spazi ristretti.

La katana inizia a comparire verso la metà del periodo Muramachi (1392-1573), quando si afferma la figura del Samurai come guerriero che combatte a piedi, anziché come arciere a cavallo. In breve tempo diventa il simbolo di questa casta di guerrieri, tanto che veniva considerata lo specchio dell’anima dei Samurai: il guerriero non si separava mai dalla sua arma e se ne prendeva cura a livelli maniacali. Si credeva, inoltre, che avesse il potere di assorbire lo spirito del suo possessore; per questo motivo, più una spada era antica e più era considerata potente e di valore.

FORGIATURA E PROVA DI TAGLIO

Per forgiare una katana sono necessari circa 6 mesi di lavorazione; il metodo di produzione non ha subito cambiamenti da più di 500 anni. Per valutarne la solidità, vengono effettuati test di taglio. In passato era compito dei più forti spadaccini, che le provavano su bambù, tappeti arrotolati o addirittura su elmi: una katana di successo doveva tagliare il bersaglio con un solo fendente, quando impugnata da un abile spadaccino.

La qualità di alcune katane è rimasta leggendaria, come quella di Nuvola Bianca, realizzata tra il 1504 e il 1520: durante la prova di taglio, con un solo fendente, attraversò due cadaveri come fossero burro e oltre 30 centimetri di sabbia al di sotto. Venne definita lama maledetta, una lama demoniaca che scatenava sete di sangue in chi la impugnava. Secondo una superstizione del tempo “una volta che lascia il suo fodero non vi ritorna prima di aver visto il sangue”.

DAISHO (KATANA + WAKIZASHI)

La Katana non era l’unica arma a disposizione dei Samurai; utilizzavano, infatti, anche il Wakizashi, una katana più corta adatta a combattimenti in luoghi angusti come la boscaglia. La combinazione dei due veniva chiamata Daisho. Questa era il simbolo del potere e dell’onore della classe sociale samurai; per questo motivo vennero varate alcune leggi che vietarono alle persone non nate Samurai di portare il Daisho.

USO E PADRONANZA DELLA KATANA

La lama, leggermente più corta rispetto alle spade tradizionali, permetteva una veloce estrazione della katana dal fodero: caratteristica perfetta per lo stile di combattimento giapponese che prevedeva di abbattere l‘avversario in un unico gesto. Inoltre, la posizione nel fodero con il filo tagliente rivolto verso l’alto, consentiva al contempo di preservarne la lama.

La katana veniva utilizzata principalmente per colpire con fendenti e impugnata a due mani. Per questo motivo, l’utilizzo di uno scudo era impossibile; era la katana stessa a fungere da protezione: il lato della lama opposto al filo tagliente era più spesso e veniva impiegato come difesa.

Una eccezione a questo stile di combattimento a due mani fu quella di Miyamoto Musashi che combatteva utilizzando in combinazione Katana e Wakizashi. Egli, infatti, sosteneva che non ci fosse alcun onore nel morire con una spada ancora nel fodero.